Residenze popolari a Marianella, Franco Purini 1983
Completamento del quartiere Tuscolano, Elena Mattia 2010
L’intervento pone la questione del come si agisce dentro l’architettura – il riferimento è la mostra di Franco Purini, curata da Gianni Contessi e tenutasi all’Accademia di Brera nel 1993 – presentando due progetti come risultati di un procedimento compositivo basato sulla dicotomia memoria/oblio.
In entrambi i casi si verifica un antagonismo tra contesto e modello: attraverso la scelta di una precisa giacitura questi progetti stabiliscono un forte legame con il luogo in cui si inseriscono, attraverso il loro linguaggio si propongono come frammenti, cioè come sistemi compiuti capaci di innescare nuovi processi di rigenerazione urbana.
E’ l’interpretazione dell’architetto, cioè la ricerca linguistica che si esplica attraverso la composizione, che diventa determinante per l’architettura, perché è l’unico metodo che consente di interpretare tutti i livelli del progetto facendone sistema. Attraverso il proprio linguaggio l’architetto comunica e in questi due casi la comunicazione è ermetica, cioè costruita su un doppio livello di lettura: all’esterno troviamo un’architettura basata sull’anonimato perché si inserisce nel contesto con una naturalità che la rende quasi anticomunicativa, rigorosa, classica; all’interno procede con le sue regole indipendenti, facendosi più complessa e adatta a diversi livelli di lettura.
A Marianella l’aderenza al contesto si manifesta nel punto in cui il disegno irregolare dell’area rompe la scacchiera, la forza della scelta linguistica è tutta proiettata nelle corti interne che descrivono la progressione dal frammento all’unità e, contemporaneamente, il decadimento dell’unità verso molteplici configurazioni parziali. E’ un’allusione alla città e alla sua continua evoluzione, è l’analogo del suo procedere verso la compiutezza o del suo cercare la dissoluzione.
Al Tuscolano il sistema si presenta sempre come un frammento unitario ma anche fortemente inclusivo perché, come un’architettura del bordo, abbraccia l’esistente, inserendosi nel contesto con atteggiamento dialettico.